Lo stile di vita nell prevenzione cardiovascolare

Cardiologia

Lo stile di vita nell prevenzione cardiovascolare

La circonferenza del giro vita ci aiuta a capire se siamo a rischio cardiovascolare. È possibile ridurre il rischio cardiovascolare o mantenerlo nei limiti favorevoli abbassando il livello dei fattori modificabili attraverso lo stile di vita sano.
Lo stile di vita nell prevenzione cardiovascolare Le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte nei Paesi Occidentali. In Italia 240.000 persone (di cui 110.000 circa sono uomini e 130.000 donne) muoiono ogni anno per tale patologia. In particolare, l’infarto miocardico presenta una prevalenza maggiore nel sesso maschile, mentre le malattie cerebrovascolari (ictus) colpiscono con maggiore frequenza le donne. Le malattie cardiovascolari riconoscono un’eziologia multifattoriale, cioè più fattori di rischio (età, sesso, pressione arteriosa, abitudine al fumo di sigaretta, diabete, colesterolemia) contribuiscono contemporaneamente al loro sviluppo attraverso l’aterosclerosi. Questa è una malattia che colpisce la parete delle arterie, causandone un restringimento (stenosi) che può condurre, nei casi più gravi, alla loro occlusione. Le stenosi possono ostacolare il flusso di sangue agli organi, soprattutto in quelle condizioni in cui è richiesto un aumento del flusso (come al cuore in caso di sforzo fisico). L’improvvisa complicazione causa la formazione di trombi, che vanno rapidamente a occludere il vaso, determinando la rapida e totale interruzione del flusso ematico, che, se prolungata, causa l’infarto, cioè la morte delle cellule. I meccanismi responsabili dell’aterosclerosi e delle sue complicanze sono molteplici.  I fattori di rischio che ne favoriscono lo sviluppo e le complicanze sono stati identificati ed è stata dimostrata la reversibilità del rischio, pertanto la malattia cardiovascolare è oggi prevenibile. È possibile dunque evitare di ammalarsi di infarto e di ictus.

I fattori di rischio cardiovascolare si dividono in modificabili (attraverso cambiamenti dello stile di vita o mediante assunzione di farmaci) e non modificabili.
fattori di rischio non modificabili sono:
  • età: il rischio aumenta progressivamente con l'avanzare dell'età.
  • sesso maschile: gli uomini sono più a rischio delle donne. Nella donna il rischio aumenta sensibilmente dopo la menopausa.
  • familiarità: parenti con eventi cardiovascolari in età giovanile (meno di 55 anni negli uomini e di 65 nelle donne).
fattori di rischio modificabili sono: fumo, pressione arteriosa, livelli di colesterolo e trigliceridi, diabete, inattività fisica, obesità. Una drastica riduzione di questi, da perseguire già in età pediatrica, rappresenta uno dei mezzi più efficaci per ridurre l’incidenza di infarto e ictus cerebrale. E’ importante quindi un adeguato stile di vita, con un’attenta alimentazione, prediligendo frutta, verdura e pesce, abolendo totalmente il fumo (anche meno di cinque sigarette al giorno raddoppiano il rischio di infarto), una regolare moderata attività fisica (almeno 30 minuti 5 volte a settimana), ed il mantenimento del peso corporeo entro limiti ottimali (indice di massa corporea = rapporto tra peso in Kg e quadrato dell’altezza in m2 < 25). Nello Studio detto degli “Harvard Alumni”, per esempio, i soggetti con maggiore attività fisica durante il College beneficiarono, nel tempo, di una mortalità cardiovascolare ridotta del 20% circa, in analisi multivariata, rispetto a quelli con attività bassa o molto bassa.

Recentemente è emerso che ancora più importante del contenimento dell’indice di massa corporea è mantenere la circonferenza del giro vita a valori inferiori di 102 cm per il sesso maschile e 88 in quello femminile. L’uso responsabile e moderato di vino (non più di due bicchieri al giorno) è ammesso e può apportare effetti benefici all’apparato circolatorio, con molta probabilità in virtù del suo effetto antiossidante. In casi particolari, tuttavia per quanto concerne l’ipercolesterolemia, l’ipertensione, il diabete, è necessario un appropriato trattamento farmacologico. Ricordo che nei soggetti apparentemente sani, viene attualmente considerato un valore di colesterolo LDL ematico < 160 mg/dL. I valori di colesterolo totale e di LDLc vanno tenuti a livelli < 130 mg/dL nei pazienti che hanno già altri fattori di rischio, e ancora più bassi (<100 mg/dL) nei pazienti diabetici o che abbiano già avuto un ictus cerebrale o un infarto miocardico. Per quanto concerne la pressione arteriosa, ricordo che sono ritenuti ottimali valori inferiori a 135/ 85 mmHg.

I fattori di rischio sopramenzionati, spiegano circa il 90% delle malattie cardiovascolari. In circa il 10% dei pazienti che si ammalano di ictus o di infarto miocardico, non è possibile tuttavia riscontrare alcun fattore di rischio noto. Questa conclusione ha aperto diverse prospettive di ricerca, in ispecie gli indici di infiammazione. Il più noto e studiato è la proteina C reattiva (PCR). Anche la sindrome metabolica costituisce un’entità emergente che individua soggetti con un rischio particolarmente elevato. Essa è data dalla combinazione dei seguenti fattori di rischio: a) ridotta tolleranza al glucosio; b) circonferenza addominale superiore a 102 cm nell’uomo o a 88 cm nella donna; bassi livelli di HDL colesterolo (< 40 mg/dL e < 50 mg/dL nella donna; trigliceridi > 150 mg/dL; pressione arteriosa > 130/85 mmHg.

Il rischio che ogni persona ha di sviluppare la malattia cardiovascolare dipende dall’entità dei fattori di rischio. Il rischio è continuo e aumenta con l’avanzare dell’età, pertanto non esiste un livello a cui il rischio è nullo. Tuttavia è possibile ridurre il rischio cardiovascolare o mantenerlo nei limiti favorevoli abbassando il livello dei fattori modificabili attraverso lo stile di vita sano.
 

 

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